Un’articolo di Panorama titola: “tutti i bidoni nel piatto”.
L’articolo scrive che è lo stesso consorzio di tutela della Bresaola della Valtellina IGP ad ammettere che la produzione dei suoi associati (16000 tonnellate) si basa su bovini brasiliani (16000 tonnellate non sono male, visto che noi 60 grammi in vaschetta li paghiamo 2,50 €). Le carni in questione vengono macellate in sudamerica da dove viaggiano in vagoni refrigerati fino a Sondrio, dove vengono tipicizzate mediante salatura ed essiccatura.
A mio avviso la Bresaola della Valtellina è un prodotto tipico italiano solo se fatto con carne italiana.
Avevo già analizzato l’argomento in un precedente post, ma ora grazie alle conferme di Panorama, mi sento di attaccare questo sistema sbagliato che sta minando pesantemente l’immagine e la credibilità dei prodotti tipici, soprattutto quelli IGP.
E’ doveroso rimediare a questo errore con la modifica del disciplinare di produzione che deve richiedere l’utilizzo di carni bovine allevate in Italia.
Per intenderci bene, non si tratta di impedire la produzione di Bresaola con carni sudamericane. Chi vuole produrre bresaola con carni brasiliane lo faccia pure, ma la etichetti come semplice bresaola e non come Bresaola della Valtellina Igp. Mi sento di rivendicare anche il diritto del consumatore di conoscere in ogni caso la provenienza della carne utilizzata.
Resta infine da capire come abbiano potuto la Regione Lombardia prima e il Ministero delle Politiche Agricole dopo, approvare un simile disciplinare.
E’ questo il segnale di crescita dell’agroalimentare italiano? Una crescita fondata sull’inganno?
Pubblicato su Tossic.