La politica agricola comune, in alcuni casi che riguardano molti giovani, è penalizzante in modo inaccettabile.
A farne le spese molti giovani che hanno intrapreso in proprio l’attività successivamente al periodo di riferimento, quindi dopo il 2003. In parole povere i giovani che hanno intrapreso l’attività agricola in proprio successivamente al 2002, risultano incredibilmente e pesantemente limitati e danneggiati dalla nuova PAC. La causa è da attribuire ai criteri di assegnazione dei titoli (diritti all’aiuto) provenienti dalla riserva nazionale, alla quale devono per forza attingere (tranne in pochi casi) le aziende nate dopo il 2002. Mi riferisco in particolare alla PAC riso, dove i giovani di cui parlo, si sono visti assegnare un titolo disaccoppiato di 295 € all’ettaro, quasi 200 € in meno del titolo assegnato ai cosiddetti produttori storici.
Il problema è gravissimo, perché il mondo agricolo e le quotazioni di mercato ragionano in base al reddito normale delle aziende, e se è vero che il reddito di un’azienda di questo tipo è superiore ai 200€ all’ettaro, è altresì vero che per le aziende giovani di nuova costituizione e che hanno investito molto, questi 200€ rappresentano la sopravvivenza.
Questa oltre a non essere l’agricoltura che i giovani vogliono, perché non vogliono che il loro reddito sia legato ai contributi, che comunque vengono assorbiti da tutti gli incredibili costi che un’imprenditore italiano deve sostenere. Questa agricoltura, è discriminante, perché penalizza i giovani, che rappresentano il futuro, a vantaggio di chi?
Serve che lo dica?
Chiudo come in un precedente post: “la riforma della PAC è incredibilmente a favore dei latifondisti e di chi non svolge la professione di agricoltore. La nuova PAC non aiuta i giovani, anzi li pone in una condizione di inferiorità tale da prevaricare il loro futuro nel settore agricolo”.
- Né anarchia, né dispotismo: questa è la regola che ai cittadini amanti della patria consiglio di osservare; e di non scacciare del tutto dalla città il timore, perché senza il timore nessuno dei mortali opera secondo giustizia. Eschilo.
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