I sovversivi del gusto hanno da mesi un blog, trafficato, seguito, dibattuto, combattuto ma poco alimentato, a parte qualche autore di cui in questi giorni si denuncia l’assenza. Ai rivoluzionari non manca mai l’umiltà per scrivere e per portare avanti i propri sogni e le proprie battaglie e soprattutto per veicolare il proprio credo. Definirsi sovversivo e poi passare più tempo a guardare indietro anziché avanti non ha senso. Trascorrere settimane a cercare colpevoli e ad accusare tizio o caio di aver compromesso un’iniziativa (azione con un fine determinato) nel tentativo di lavarsi la propria coscienza non è sovversivo e rivoluzionario. Il vero rivoluzionario si prende le proprie colpe (a volte anche quelle degli altri), ammette i propri sbagli e va avanti, non si ferma, come faranno alcuni di noi. C’è un libro che ci rappresenta tutti; io ed il Corsaro senza indugio l’abbiamo esposto anche sabato e domenica a Golosaria nel Monferrato, due copie vicine posizionate nelle pagine delle rispettive aziende e sfogliate da migliaia di persone. Un libro di questo tipo e così bello anche se carente dal punto di vista del testo dovrebbe rappresentare un’identità comune ma così non è. La triste realtà è questa e sovversivi del gusto non ha alcun senso perché non glielo si è voluto dare. Non basta prendere un nome per poi pensare di metterci dentro quello che si vuole. Le parole hanno un loro significato preciso e alcune in particolare non si prestano a fraintendimenti e sovversivi è una di queste. Per mesi si è irriso chi parlava di filosofia, di 4 righe di impegno. Oggi è questo che manca ed è brutto continuare a girare attorno ad una rotonda perché non si sa quando svoltare.
Sovversivi del gusto potrà un giorno essere un marchio ma se non saprà rendere onore al significato della parola “sovversivo”, non avrà senso e sarà solo un contenitore..
Veri Sovversivi del gusto non lo si è dandosi un nome ma nei fatti.
Tornando al blog, non è la prima volta che affonda e che se tacciono i soliti (a scanso di equivoci quelli che hanno scritto i ¾ degli articoli presenti su questo blog), gli altri “sovversivi” non hanno nulla da dire (scrivere). Per scatenare la bagarre e per ridare fiato a chi ora tace basterebbero pochi post di quelle 3 o 4 persone che ci credono/evano sul serio. Ma questo non è più possibile, siamo all’adunata è chi è veramente sovversivo deve trovare la forza, il coraggio e soprattutto l’umiltà per scrivere e dare linfa a questo blog. Il blog è oggi uno strumento indispensabile e sdg.simplicissimus.it per buona pace di tutti ha comunicato molto, autonomamente e per mano di alcuni in modo vero e onesto, guadagnandosi le attenzioni e la considerazione di molte persone ed esperti del settore. Nella vita e nel lavoro serve determinazione, nel blog lo stesso. Gli argomenti spazzano sempre via le polemiche; certo, bisogna averli ma è dura considerarsi sovversivi se non si ha niente da dire.
I consumatori lamentano di non avere alternative all’acquisto di prodotti di massa, i prezzi aumentano ma i produttori spesso non incassano una lira in più (vedi latte). Si dice che la carne è cara ma ci sono macellerie autogestite da allevatori che vendono pregiate carni da bollito anche a 4 € al kg. Nelle tavole degli italiani impazzano i prodotti contaminati, spesso provenienti dall’estero. I consumatori lamentano che non si sa più come scegliere i ristoranti visto il trattamento che alcuni riservano loro ed iniziano ad interrogarsi sulle materie prime che questi utilizzano. Nemmeno la pizza è quella di una volta, fatta con la vera mozzarella. Neanche il pane, come ho scritto tempo fa, per non parlare poi delle farine e della loro qualità, quest’ultima: “parola grossa”, se è vero che uno dei primi requisiti di qualità della materia prima che si usa per produrle è l’adeguata disinfestazione delle stesse. Ci sono produttori che escono dai consorzi di tutela pur essendo i tenutari dell’eccellenza. Si certifica tutto e il contrario di tutto.
Non c’è nulla da dire e da scrivere vero? Eppure siamo tutti sovversivi.
Dimenticavo, vicino a noi a Golosaria c’era un grande allevatore di capre, un vero rivoluzionario. Sempre a Golosaria ha destato grande interesse in alcuni consumatori l’orto digitale di Francesco Travaglini.
E’ semplice, basta muoversi fare, parlare e scrivere.
Tirate fuori grinta e determinazione se le possedete invece di proseguire questa triste scenetta fatta di vittimismo e di caccia ai colpevoli, presunti autori delle malefatte da voi stessi commesse.