Author Archives: Carlo Zaccaria

Politica: un po’ di coraggio non guasta e noi apprezziamo.

Ho vissuto con molto distacco l’ultima campagna elettorale che ha portato al Governo che si è insediato giovedì. Non credo più alle storielle raccontate con troppa lena da troppi politicanti. Sento l’esigenza di fatti concreti e di prese di posizione nette. Non so se tutti sono soddisfatti della politica degli ultimi anni, io per niente e nonostante abbia potuto apprezzare molte iniziative positive portate avanti con impegno a livello locale, nel complesso noto da tempo la pessima abitudine di sorvolare i problemi veri per evitare di arrecare disturbo a terzi. Il neo Ministro dell’economia oggi ha affermato con coraggio che toccherà anche a banche e petrolieri tirare cinghia e non solo ai lavoratori e alla povera gente. Le considero parole coraggiose perchè mai sentite negli ultimi anni da nessun politico, anche da chi applicava manifesti dal titolo “anche i ricchi piangano” (anche se di fatto la loro politica di coalizione favoriva le grandi rendite finanziare). La nostra società è bisognosa di equità e soprattutto deve essere in condizione di poter sostenere i costi a cui è chiamata in modo sostenibile, ad iniziare dai mutui. Il credito deve servire a favorire crescita e sviluppo, non deve diventare opprimente per aziende e famiglie.

L’agricoltura e la ricerca della massima produzione, un’obbligo di questi tempi.

I mercati internazionali del riso, il cereale più diffuso al mondo, hanno segnato in queste ultime settimane una crescita iperbolica dei prezzi. E’ un fatto sconvolgente dovuto essenzialmente alle scorte di prodotto ridotte ai minimi. La disponibilità di riso nei mercati internazionali è anche diminuita per via dell’incremento dei consumi interni di molti stati tradizionalmente esportatori. La situazione è seria e impone al mondo agricolo la ricerca della massima produzione possibile, uno scenario impensabile fino a pochi anni fa per noi italiani, dove si finanziava per lasciare le superfici incolte. Negli ultimi anni sembrava inoltre che il futuro di parte dell’agricoltura fosse destinato alla produzione di energia ma le notizie di questi ultimi giorni mettono al primo posto l’esigenza di produrre per l’alimentazione umana. Oltretutto è un’esigenza che sembra non lasciare spazio ad altre forme di coltivazione se non a quelle portate alla ricerca della produttività massima. L’agricoltura si trova in un momento di grandi interrogativi e probabilmente di svolte epocali. Il mondo ha fame ed è indispensabile produrre, produrre di più.
Riflettiamoci.

L’ambiente inizia a presentarci il salato conto.

La tutela dell’ambiente in cui viviamo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Dovrebbe essere così per tutti, come si può non capire che contaminando l’ambiente in cui viviamo compromettiamo la nostra salute e quella dei nostri figli, nipoti, ecc. Per alcune persone, imprenditori, ecc. alla propria salute, a quella dell’ambiente e delle altre persone antepongono il dio denaro. Proprio il denaro, sterco del demonio.
E’ un problema che riguarda molti, da quelli che scaricano tranquillamente e abusivamente nei torrenti, tanto il defluire dell’acqua porta via apparentemente tutto, a chi possiede terreni, o perché fa l’agricoltore o per altro. Quest’ultimo è un caso di cui ritengo si ignori la potenziale gravità e l’enorme rischio ambientale che persone senza scrupoli possono arrecare. Basta scavare e seppellire; oggi è anche molto semplice, scavatori potenti e perfettamente funzionanti si trovano d’occasione a prezzi anche molto bassi (meno di un’autovettura nuova per intenderci).
I risultati di questo malcostume iniziano a vedersi e molte analisi su prodotti alimentari parlano chiaro e portano i segni di una contaminazione chimica e tossica evidente.
Oltre a prevenire oggi ci troviamo di fronte al problema di una contaminazione pregressa e oscura, quasi invisibile e per questa ragione ancor più pericolosa. Una contaminazione di vaste proporzioni e impossibile da bonificare in modo adeguato. Ma all’Italia e alla nostra politica questo è un problema che non pare interessare; meglio i facili slogan, l’importante è convincere la gente , gli elettori che ti consegnano il potere con il quale puoi fare tutto, anche ignorare la drammatica situazione in cui versano alcune aree del nostro paese.
Ci piacerebbe vedere una politica di tutela dell’ambiente che non fosse fatta solo di slogan ma di fatti concreti. L’ambiente ci sta presentando il salato conto, giorno dopo giorno ci restituisce tutti i veleni che gli abbiamo rifilato.

La dispensa, quella riserva di cibo che porta genuinità e mette al riparo da sorprese.

La dispensa è quell’ambiente domestico destinato alle provviste alimentari. Esso è di grande utilità e ti consente nei frenetici ritmi quotidiani di avere sempre alimenti pronti da cucinare per soddisfare il bisogno giornaliero. Avere una riserva di provviste non richiede un grande investimento perché è principalmente costituita di generi alimentari di prima necessità. La dispensa oggi non sono in molti ad averla, sono tempi in cui si preferisce fare la spesa all’occorrenza e questa tendenza è seguita anche dai commercianti che riducono le scorte al minimo mantenendo a disposizione quasi esclusivamente i prodotti in vendita con forniture frequenti (se ricordiamo ad esempio lo scorso autunno come in tre giorni di sciopero dei mezzi pesanti adibiti al trasporto di merci le provviste di negozi e supermercati si siano ridotte drasticamente ed in poco tempo). Il dipendere per i bisogni primari dall’approvigionamento immediato non è saggio e ci espone ai vari rischi che situazioni difficili potrebbero determinare (ad esempio crisi energetiche o di altro tipo che in futuro si potrebbero anche verificare).
In base a queste considerazioni sostengo caldamente l’importanza di avere una dispensa propria che oltre che riserva di prodotti alimentari è un mezzo utile per fare scorte dei prodotti acquistati direttamente dai produttori che più ci danno garanzie in termini di qualità e di salubrità degli alimenti, con notevoli vantaggi pratici anche dal punto di vista economico.
Individuati i prodotti che più ci soddisfano facciamone adeguata scorta.

Il costo sociale della cattiva alimentazione.

Sarebbe semplice dire che della propria salute ogni persona fa quello che ritiene ma è sbagliato. Viviamo in una società che tra i propri valori porta giustamente anche quello del diritto alle cure e all’assistenza sanitaria. E’ un diritto doveroso che ha un costo sociale ben preciso che oggi sembra addirittura insostenibile. E’ un diritto ma dovrebbe essere anche un dovere sociale perché lo stato portatore della garanzia è di tutti. Da queste brevi considerazioni deduco che la cattiva alimentazione ha un costo sociale che deve essere analizzato e se possibile azzerato.
Siamo esseri umani, con le nostre debolezze, difetti, esigenze, voglie, ecc. Siamo persone che hanno bisogno di vivere la propria vita serenamente concedendosi anche quotidianamente a quei piaceri che sa solo dare l’alimentazione. Ragion per cui i prodotti di cui ci cibiamo devono essere sicuri e non devono contenere residui tossici ne componenti che a lungo andare possono creare problemi cardiovascolari come ad esempio i grassi idrogenati. Proprio alcuni ingredienti soprattutto grassi di cattiva qualità e in dosi eccessive sono portatori a lungo andare di patologie che oltre a minare la salute delle persone gravano inesorabilmente sul sistema sanitario Nazionale.

Nell’era dell’intelligenza ci lasciamo avvelenare dal cibo

C’è qualcosa di più importante della salute? Quando si sta bene si potrebbe quasi rispondere di si ma ai primi acciacchi questo diventa irrimediabilmente e sempre no.
Si inizia a dirlo ai bambini appena dopo il concepimento: “speriamo sia sano”, si continua a ripeterlo a cadenza quasi quotidiana: “l’importante è la salute”. La medicina ci mette a disposizione conoscenze e tecniche all’avanguardia che anche se non garantiscono l’infallibilità ci danno un grosso supporto al mantenimento della nostra salute.
E poi…. Ci lasciamo avvelenare dal cibo. Parrebbe impossibile nell’era dell’intelligenza ma è quanto di più vero di questi tempi in cui si presta assoluta attenzione ai feticci e raramente ci si ricorda di guardare a ciò che utilizziamo per alimentarci.
A piccoli dosaggi, a parti per milione o per miliardo, quotidianamente ci stiamo avvelenando e lo stiamo facendo principalmente con il cibo.

Sovversivi?

I sovversivi del gusto hanno da mesi un blog, trafficato, seguito, dibattuto, combattuto ma poco alimentato, a parte qualche autore di cui in questi giorni si denuncia l’assenza. Ai rivoluzionari non manca mai l’umiltà per scrivere e per portare avanti i propri sogni e le proprie battaglie e soprattutto per veicolare il proprio credo. Definirsi sovversivo e poi passare più tempo a guardare indietro anziché avanti non ha senso. Trascorrere settimane a cercare colpevoli e ad accusare tizio o caio di aver compromesso un’iniziativa (azione con un fine determinato) nel tentativo di lavarsi la propria coscienza non è sovversivo e rivoluzionario. Il vero rivoluzionario si prende le proprie colpe (a volte anche quelle degli altri), ammette i propri sbagli e va avanti, non si ferma, come faranno alcuni di noi. C’è un libro che ci rappresenta tutti; io ed il Corsaro senza indugio l’abbiamo esposto anche sabato e domenica a Golosaria nel Monferrato, due copie vicine posizionate nelle pagine delle rispettive aziende e sfogliate da migliaia di persone. Un libro di questo tipo e così bello anche se carente dal punto di vista del testo dovrebbe rappresentare un’identità comune ma così non è. La triste realtà è questa e sovversivi del gusto non ha alcun senso perché non glielo si è voluto dare. Non basta prendere un nome per poi pensare di metterci dentro quello che si vuole. Le parole hanno un loro significato preciso e alcune in particolare non si prestano a fraintendimenti e sovversivi è una di queste. Per mesi si è irriso chi parlava di filosofia, di 4 righe di impegno. Oggi è questo che manca ed è brutto continuare a girare attorno ad una rotonda perché non si sa quando svoltare.

Sovversivi del gusto potrà un giorno essere un marchio ma se non saprà rendere onore al significato della parola “sovversivo”, non avrà senso e sarà solo un contenitore..

Veri Sovversivi del gusto non lo si è dandosi un nome ma nei fatti.

Tornando al blog, non è la prima volta che affonda e che se tacciono i soliti (a scanso di equivoci quelli che hanno scritto i ¾ degli articoli presenti su questo blog), gli altri “sovversivi” non hanno nulla da dire (scrivere). Per scatenare la bagarre e per ridare fiato a chi ora tace basterebbero pochi post di quelle 3 o 4 persone che ci credono/evano sul serio. Ma questo non è più possibile, siamo all’adunata è chi è veramente sovversivo deve trovare la forza, il coraggio e soprattutto l’umiltà per scrivere e dare linfa a questo blog. Il blog è oggi uno strumento indispensabile e sdg.simplicissimus.it per buona pace di tutti ha comunicato molto, autonomamente e per mano di alcuni in modo vero e onesto, guadagnandosi le attenzioni e la considerazione di molte persone ed esperti del settore. Nella vita e nel lavoro serve determinazione, nel blog lo stesso. Gli argomenti spazzano sempre via le polemiche; certo, bisogna averli ma è dura considerarsi sovversivi se non si ha niente da dire.

I consumatori lamentano di non avere alternative all’acquisto di prodotti di massa, i prezzi aumentano ma i produttori spesso non incassano una lira in più (vedi latte). Si dice che la carne è cara ma ci sono macellerie autogestite da allevatori che vendono pregiate carni da bollito anche a 4 € al kg. Nelle tavole degli italiani impazzano i prodotti contaminati, spesso provenienti dall’estero. I consumatori lamentano che non si sa più come scegliere i ristoranti visto il trattamento che alcuni riservano loro ed iniziano ad interrogarsi sulle materie prime che questi utilizzano. Nemmeno la pizza è quella di una volta, fatta con la vera mozzarella. Neanche il pane, come ho scritto tempo fa, per non parlare poi delle farine e della loro qualità, quest’ultima: “parola grossa”, se è vero che uno dei primi requisiti di qualità della materia prima che si usa per produrle è l’adeguata disinfestazione delle stesse. Ci sono produttori che escono dai consorzi di tutela pur essendo i tenutari dell’eccellenza. Si certifica tutto e il contrario di tutto.

Non c’è nulla da dire e da scrivere vero? Eppure siamo tutti sovversivi.

Dimenticavo, vicino a noi a Golosaria c’era un grande allevatore di capre, un vero rivoluzionario. Sempre a Golosaria ha destato grande interesse in alcuni consumatori l’orto digitale di Francesco Travaglini.

E’ semplice, basta muoversi fare, parlare e scrivere.

 

Tirate fuori grinta e determinazione se le possedete invece di proseguire questa triste scenetta fatta di vittimismo e di caccia ai colpevoli, presunti autori delle malefatte da voi stessi commesse.

Grande Franciacorta.

franciacortafeb07.JPG
Il Franciacorta, lo spumante metodo classico tutto italiano è in costante crescita ed il suo consenso aumenta anche al di fuori della nostra Nazione.

La Monnezza e la ristorazione veloce.

Che fine ha fatto la raccolta differenziata? A chiederselo sono in molti guardando i mucchi di mondezza sparpagliati per le strade d’Italia e che stanno riempiendo impietosamente quelle tristi buche chiamate discariche. Sono in molti a chiedersi all’interno di tutto quel pattume quale sia ad esempio la percentuale di rifiuti organici facilmente recuperabili e restituibili senza danno all’ambiente. Alcuni sono andati anche a guardare alcuni sistemi di ristorazione veloce che a quando pare non fanno della raccolta differenziata il loro fiore all’occhiello e utilizzano comodi armadietti che inghiottono l’intero contenuto dei tristi vassoi di plastica in cui si mangia. Carta, plastica, polistirolo e pezzi di cibo, tutti “sostenibilmente “ insieme nello stesso sacco scuro.
Importante e non mi riferisco a nessuno in particolare, è fare in fretta e ridurre i costi di mano d’opera, esorbitanti in Italia. La strada sicuramente non è quella giusta perché l’ambiente sta per presentare il conto che si preannuncia salato. Nel frattempo godiamoci la nostra immagine internazionale che di questi tempi a colpi di “mondezza” è stata veicolata in tutto il globo.

Tutto in saldo?

Sono iniziati i saldi di fine stagione e la ressa nei punti vendita registrata sabato e domenica fa pensare che di crisi l’Italia non ne stia vedendo nemmeno l’ombra anche se la realtà è ben diversa.

In Italia i saldi hanno un grande successo. Probabilmente è l’idea di acquistare un prodotto ad un prezzo inferiore (o almeno credere che sia così) a stuzzicare gli italiani, disposti anche ad accettare che un articolo venga venduto il 24 dicembre a 1000 euro e 10 giorni dopo a 500, “scontato” del 50%.

In campo alimentare i saldi ci sono tutto l’anno e non c’è stagione che tenga. Ogni giorno sull’amato scaffale c’è qualcosa in offerta o in saldo, basta cercare, è talmente diffusa che è diventata una strategia di vendita e alcuni prodotti vendono soprattutto o quasi unicamente quando in saldo. Ci chiediamo quanto sia serio questo meccanismo, invitare all’acquisto proponendo uno sconto che di fatto è già calcolato e compreso nel prezzo.

E’ un sistema che non aiuta inoltre i consumatori ad acquistare secondo le personali esigenze ma al pari della pubblicità li indirizza abilmente verso i prodotti scontati.

Questo sistema non ci piace, fa riempire i carrelli ma non ci piace. A dire la verità ci sembra anche poco corretto.