Category Archives: Agricoltura

In Baraggia è già emergenza idrica.

Il clima arido incombe sui pregiati risi di Baraggia. Non piove da molti giorni e molte risaie sono quasi asciutte. E’ una situazione che si ripropone spesso negli ultimi anni e dimostra come questo territorio, dove si coltivano pregiati risi come il Carnaroli, il Sant’Andrea, il Baldo e l’Arborio, necessita di importanti infrastrutture. La volontà, i mezzi e le competenze necessarie per creare infrastrutture come invasi e canali ci sono, ma spesso le esigenze del territorio devono confrontarsi con pregiudizi e allarmismi spesso immotivati.
La qualità dei risi di Baraggia, primo fra tutti il Carnaroli, non può e non deve essere condizionata da assurde avversioni nei confronti del naturale progresso che vede gli invasi come strumento indispensabile per gestire le esigenze idriche ed in parte energetiche del futuro.

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Risaie.

Uno scorcio del paesaggio che caratterizza la mia azienda in questo periodo.

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Riferimenti Il mio blog aziendale.

Greenplanet, sempre interessante anche se un po’ di parte.

Le elezioni si avvicinano e molti siti e blog, per quanto importanti siano non riescono a rimanere imparziali. E’ successo anche a Greenplanet, un sito più volte linkato dal sottoscritto e che negli ultimi tempi ha gestito alcune informazioni e commenti da un punto di vista un po’ troppo di parte. Ovviamente la stima e l’utilità che ho sempre riconosciuto a questo sito rimangono immutate, ma credo che queste leggerezze finiscano col ridurre la credibilità di chi fa informazione.

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La tassa successione è contro il mondo agricolo.

Il mondo agricolo non ha gradito la proposta di alcuni esponenti dell’ulivo di ripristinare la tassa successione. Non ha gradito perché sente sulle proprie spalle il peso di questa tassa, e cercherò di spiegare perché.
Il capitale (la terra) è per l’agricoltore la condizione preponderante per svolgere la propria professione. La terra ha la caratteristica di essere però un bene limitato, e pertanto ha un valore che è costantemente in crescita; al contrario l’introito, il guadagno che la terra è in grado di dare è in costante discesa.
Facendo un esempio concreto, una piccola azienda risicola della superficie di circa 40 ettari e del valore commerciale di circa 1000.000 di euro rende circa 20.000 euro all’anno, il 2 % del capitale investito. E’ evidente come sia necessario creare una distinzione con il mondo industriale, dove un milione di euro rende ben altre cifre. Inoltre sarebbe utile capire su di un patrimonio di questo tipo a quanto ammonterebbe la tassa successione, che a mio modo di vedere non sarebbe mai inferiore al 10 % del capitale, quindi in questo caso non meno di 100.000 euro. Ho ragione di credere che per le situazioni non di stretta parentela (anche tra zio e nipote) si potrebbe arrivare anche fino ad una tassazione del 25 % sul valore del capitale.
La tassa successione non è democratica, e va a gravare pesantemente su alcuni settori come quello agricolo, ostacolando la continuità aziendale, che è da sempre uno dei pilastri fondanti del nostro tessuto economico e produttivo.
Il fatto mette anche tristemente in luce la continua e pressante avversione di alcuni partiti nei confronti della proprietà privata, e questo rappresenta sinceramente un passo indietro.

Influenza aviaria: attenzione, ci stiamo facendo del male.

La situazione legata all’influenza aviaria è sempre più difficile e i ritrovamenti di volatili contaminati dal virus H5N1 si susseguono a ripetizione.

I potenziali rischi per l’uomo ci sono, è inutile e controproducente nasconderli, ma sono abbondantemente controllabili con un’attento monitoraggio.

Complessivamente la situazione è sotto controllo, ma i media con la loro continua ricerca dello scoop continuano ad aggravarla.

La produzione avicola è in pesante crisi, e con lei anche tutte le attività collegate, come il mercato dei cereali. L’avicoltura italiana, probabilmente la più sicura oltre che qualitativamente la migliore al mondo, rischia quindi la chiusura, e non è detto che abbia poi ad emergenza passata la volontà e la forza di ripartire. La chiusura dei nostri allevamenti potrebbe esporci a future e consistenti importazioni di carni avicole dall’estero, con un evidente peggioramento della qualità delle carni stesse; come dire, oltre al danno la beffa.

 

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La Politica Agricola Comune (PAC) non è democratica.

Ho già accennato dell’incredibile difformità nell’attribuzione dei titoli provenienti dalla riserva nazionale e soprattutto del loro importo, praticamente dimezzato. Ora mi trovo a dover commentare un’altra situazione incresciosa che riguarda il trasferimento dei titoli stessi.
Prima è doveroso fare alcune precisazioni inerenti il trasferimento dei titoli, perché questa procedura, al fine di alimentare la riserva nazionale, prevede per i primi tre anni la riduzione del 50% dell’importo e in seguito del 30%. Queste riduzioni vengono giustamente abbattute nel caso di un agricoltore che intraprenda l’attività, e fin qui bene, il problema è però per gli agricoltori che hanno intrapreso l’attività dopo il periodo di riferimento, e cioè dal 2003. Questi agricoltori, oltre a non aver avuto la possibilità di maturare titoli, né quella di acquistarli a condizioni agevolate quando hanno intrapreso l’attività, si ritrovano ora o a doverli acquistare con la riduzione del 50%, o a doversi accontentare di quelli provenienti dalla riserva, che di fatto sono anch’essi ridotti del 50%.
Riduzioni di questo tipo sarebbero in grado di prevaricare sviluppo e sopravvivenza di qualsiasi azienda, comprese quelle consolidate.
Come dire: Giovani, cambiate mestiere.
Infine non mi resta che ribadire ancora una volta il concetto:
la riforma della PAC è incredibilmente a favore dei latifondisti e di chi non svolge la professione di agricoltore. La nuova PAC non aiuta i giovani, anzi li pone in una condizione di inferiorità tale da prevaricare il loro futuro nel settore agricolo”.

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PAC: è da Destra Sociale la riforma?

E’ lecito porsi questa domanda, in quanto i vertici del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, e di Agea (organismo per le erogazioni in agricoltura) appartengono alla Destra Sociale, una corrente interna di Alleanza Nazionale. Mi pongo questa domanda anche perché da sempre credo nell’importanza di un movimento socialista di destra, e ho apprezzato i propositi della Destra Sociale guidata da Storace e Alemanno.
Le discriminazioni che emergono a danno dei giovani, nell’attribuzione dei titoli PAC provenienti dalla riserva nazionale, come ho scritto in 2 precedenti articoli, mi spingono ad affermare che la riforma della PAC per molti versi di “sociale” non ha niente, ed è un’ulteriore dimostrazione che ai fiumi di parole e di concetti che la politica esprime, non seguono i fatti.
No. La riforma della PAC non è da Destra Sociale.

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Era buona la pasta all’ocratossina.

Le analisi hanno determinato che l’ocratossina nel grano canadese sequestrato mesi fa a Bari, era presente in quantità tollerabili. Tutto risolto quindi e probabilmente sono doverose delle scuse a Casillo, a questo punto accusato ingiustamente, perché il grano da lui importato conteneva ocratossina in quantità inferiori alla soglia massima consentita di 5 ppb. A mio modesto parere rimangono però molti dubbi, che lasciano perplessità sui sistemi di controllo che dovrebbero garantire l’immissione al consumo di prodotti non contaminati.

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Ogm: una tecnologia importante ma non sempre indispensabile.

Io da sempre vedo la questione Ogm da un doppio lato, da una parte la mia attività, la mia propensione alla ricerca della qualità assoluta, e l’amore per l’agricoltura e l’ambiente, dall’altro gli studi in Scienze Biologiche con indirizzo Biologico Molecolare e l’amore per la ricerca. Ricerca non ne ho fatta molta (ai tempi del mio corso di laurea si preparava una tesi sperimentale che seguiva un’attività di laboratorio di almeno due anni), ma ne ho fatta a sufficienza per arrivare ad assaporare i gusti e le sensazioni positive che questo lavoro può dare. Ovviamente la mia esperienza è stata fatta con la libertà e con la serenità di uno studente che deve completare un corso di studi.

I miei studi, mi hanno fatto capire, senza alcun dubbio, che il transgenico è una tecnologia alla quale non si può rinunciare, è troppo importante ed ha potenzialità illimitate. L’esempio più semplice sono le colture di Hescherichia coli ingegnerizzato che producono insulina.

Nonostante questo, sono contrario all’applicazione delle coltivazioni Ogm nell’agricoltura italiana. Perché? L’agricoltura italiana è fatta di produzioni particolari spesso altamente selezionate, è inutile fare esempi, vi sono peculiarità ovunque; ovviamente queste produzioni, sono certamente sotto il profilo qualitativo migliori rispetto alle omologhe straniere, Ogm e non, ma sotto il profilo quantitativo e della rusticità si dimostrano inferiori. Se ragioniamo solo a quantità e convenienza, e quindi guardiamo solo al profitto, la risposta è scontata, ma visto che la nostra natura italiana, ci ha insegnato ad apprezzare quei gusti particolari che solo noi abbiamo, dobbiamo fare di tutto per preservare i nostri prodotti e dobbiamo evitare qualsiasi cosa che li possa contaminare. Cosa farei io se il mio riso Carnaroli un domani e a causa di contaminazioni geniche non avesse più le caratteristiche che lo rendono unico al mondo?

Il mio no alle coltivazioni Ogm è dovuto anche a ragioni di politica agraria, in quanto nella nostra nazione ci sono i prodotti agricoli di miglior qualità, sono veramente tanti e sono sempre più apprezzati all’estero, è il nostro unico asso nella manica, la sfida della quantità e dell’agricoltura di massa l’abbiamo persa già da un pezzo. E’ saggio in questo mercato globalizzato pensare che in futuro la nostra agricoltura possa essere competitiva sui prodotti di massa? Credo proprio di no, ma nel dubbio, c’è sempre la qualità e la peculiarità della nostra agricoltura, che è grande, e come tale merita il massimo rispetto.

 

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Buona la pasta all’ocratossina.

Non si butta via niente, neanche il grano cancerogeno. E’ questo che emerge dal caso Casillo del grano proveniente dal Canada contenente ocratossina. E noi cosa facciamo, ovviamente lo mangiamo. Ad una piccola azienda che copre tutta la filiera avrebbero già messo i sigilli, ma per i grandi marchi questo non succede, e si lascia che prodotti contaminati finiscano al consumo. L’industria non si ferma di fronte a niente, e sarà sempre peggio. E’ giunto il momento di tornare ad apprezzare i prodotti di cui conosciamo l’intera filiera. Parlano tutti di tracciabilità e poi succedono queste cose; chi produce cerali in Italia deve sottostare a regole ben precise ma dall’estero arriva di tutto. Su Greenplanet tutte le notizie ed anche i nomi dei marchi che hanno utilizzato il grano all’ocratossina.

 

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