Joe Bonamassa e Beth Hart.

I’ll take care of you, dal vivo in questo video è un capolavoro blues di Joe Bonamassa e Beth Hart. La chitarra di Joe e la voce di Beth sono quanto di meglio io possa ascoltare.  Spero continuino a lungo a fare musica insieme. Da anni, da grande amante della chitarra elettrica, apprezzo Joe Bonamassa per le sue grandi qualità e per il suo modo di fare musica e di stare sul palco.  Ho conosciuto Beth Hart grazie alla collaborazione con Bonamassa e la sua calda voce mi ha colpito profondamente.  Queste canzoni e questi artisti, alimentano il mio immenso amore per la musica.

La Tasi simbolo di un paese in declino che sa solo aumentare le tasse.

L’Italia è un paese in forte declino.  L’Italia si trova in questa situazione a causa di chi ha sempre e solo saputo chiedere alla popolazione e alle aziende. La Tasi è solo l’ultimo esempio di questa politica sconsiderata e presuntuosa. Una politica quella italiana fatta di persone che il più delle volte non hanno saputo ascoltare il popolo. Negli ultimi anni abbiamo sentito più volte la politica parlare di cifre, di costi e coperture di questi. Abbiamo pure rinunciato a tentare di riportare le Olimpiadi a Roma perchè : “mancava la copertura”. La “copertura” dei costi ahimè non va ricercata esclusivamente nei prelievi a contribuenti ed aziende. C’è un limite oltre al quale non si dovrebbe andare perchè si rischia di indebolire troppo famiglie e aziende. Questo limite è stato invece oltrepassato e la Tasi con il caos che la contraddistingue è il simbolo di tutto questo.

 

Alta Tensione

Questa foto vuol essere un omaggio all’alta tensione, a questi tralicci che nessuno vorrebbe vedere ma di cui tutti hanno bisogno.

Da bambino andavo spesso in prossimità di questi tralicci, mi impressionava la maestosità di queste opere e il cartello metallico con il teschio e la scritta “pericolo di morte” mi incuteva sempre un po’ di timore.

I cavi sembrano condurre al Monte Rosa, un po’ di vignettatura infine non guasta.

Ancora più performante la fotocamera dell’iPhone6

Confesso di aver sempre sottovalutato le potenzialità della fotocamera del mio iPhone 4s che è anche il primo da me sin ora posseduto. Ho sempre creduto nel distinguo tra una fotocamera professionale ed un telefonino. Per me le foto sono una cosa seria. Non ho mai trascurato l’importanza di avere sempre un dispositivo a portata di mano con cui scattare foto. Pensavo fosse incolmabile il divario tra foto scattate con telefonino e con fotocamera. Penso tutt’ora sia così ma la differenza sta nella qualità delle foto fatte con molti smartphone che definirei al passo con i tempi. La fotocamera dell’iPhone è uno strumento di straordinaria utilità e la bella notizia arriva dal fatto che quella che equipaggia il nuovo iPhone 6 è ancora più performante. Foto più belle, più dense di dettagli, più luminose e definite, anche agli alti iso e in condizioni di scarsa illuminazione. Che dire infine dell’applicazione Time Lapse integrata in Ios 8 se non che si tratta di uno strumento in più che avvicina alla creazione di filmati tra i più sensazionali visti negli ultimi tempi.
In conclusione, per chi ama ed usa la fotografia, l’iphone è uno strumento insostituibile.

Aiuto!!! L’Iphone 6 plus si piega.

Si piega ma non si spezza. Almeno così pare…
L’uscita del nuovo iPhone 6 si tinge di giallo. In particolare il nuovo Apple iPhone 6 plus, la versione a schermo più grande, ha evidenziato seri problemi se sottoposto a stress meccanico (tipo interno tasca pantaloni).
Dopo le fatiche fatte per accaparrarsi i primi modelli disponibili, alcuni consumer pare non abbiano trattato con sufficiente cura il tanto desiderato oggetto che in alcune situazioni si è addirittura deformato, piegato
La cosa ovviamente lascia un po’ perplessi, si tratta pur sempre di uno strumento da circa 1000 euro. Questo però è il prezzo della leggerezza, della dimensione e dell’aspetto. Questa pertanto è una caratteristica del nuovo melafonino, non un difetto.

8000 fallimenti nel 2014 in Italia. il lavoro è solo articolo 18?

Numeri pazzeschi arrivano nell’Italia affosata dalla crisi e dal malgoverno. Si, malgoverno e malapolitica.
Le aziende italiane chiudono con una frequenza imbarazzante e la politica non sembra nemmeno accorgersene.
Eppure su 8000 aziende quanti erano i lavoratori impegnati, i lavoratori che traevano il sostentamento per le proprie famiglie in queste attività? 10000? 15000? 20000? Questo protrebbe essere il numero di famiglie rimaste senza lavoro. A quanto pare però la politica non si preoccupa di loro. La politica pensa esclusivamente all’articolo 18 e ai privilegi di chi il lavoro ce l’ha. Meglio continuare a tutelare i privilegi di chi non ha nemmeno la dignità di impegnarsi nel lavoro che svolge che pensare di alleggereire la pressione sulle aziende per salvarle dalla chiusura.

La Scozia verso l’indipendenza?

Oggi potrebbe essere una giornata storica per l’Europa. La Scozia vota per l’indipendenza e l’esito della consultazione è incerto. L’affluenza è da record e venerdì 19 settembre 2014 si conosceranno i risultati dello spoglio.
Non nascondo che l’indipendenza della Scozia mi affascina e spero prevalga il si. Ritengo questo possa dare inizio ad un periodo di grandi cambiamenti in Europa. Bravo infine al grande tennista Andy Murray, gloria britannica e oro olimpico a Londra, dettosi in un tweet deluso dalla campagna negativa degli ultimi giorni e quindi sostenitore del si.
Bravo perchè le campagne negative sono sempre sbagliate e vanno condannate.
Bravo perchè il suo “let’s do this!” Infonde grande forza e coraggio.

Evviva! Arriva l’ iPhone 6.

E’ iniziata la febbre da iPhone 6. Non si sente parlare d’altro ed è iniziata la corsa ad accaparrarsi i primi pezzi disponibili.
L’iPhone 6 avrà anche una versione plus che come prezzo si assesterà sui 1000 euro. Il modello base costerà poco più di 700 euro e quelli italiani dovrebbero essere i prezzi più alti d’Europa (ri- evviva).
In tempi di crisi sorprende questa vivacità e questa voglia d’acquisto. A stupire il sottoscritto è la grande funzionalità dei vecchi Iphone, in particolare nelle versioni 4 e 5. Posseggo un iPhone 4s e a mio avviso continua ad avere un potenziale enorme. Mi riesce difficile pensare di sostituirlo con il nuovo modello. Di recente ammetto di averci però pensato perchè il mio 4s aveva alcuni problemi con l’altoparlante. Problemino risolto rapidamente e con 50 euro presso un’Apple store che mi ha sostituito l’altoparlante.
Il mio iphone 4s ha poco più di due anni e nonostante l’uso inrtenso a cui l’ho sottoposto, funziona ancora alla perfezione. Nei mesi scorsi ho aggiornato il software alla versione Ios 7.1.2 che l’ha reso ancor più interessante e fruibile. E’ già disponibile anche la versione Ios 8 ma si sentono ancora pareri discordanti sull’ultilità di procedere anche con questo aggiornamento.
In conclusione, di ragioni per passare all’iPhone 6 ne vedo al momento poche. Non farò la fila digitale per acquistarlo. Vedo questa corsa ad accaparrarsi i primi iPhone 6 non in linea con la situazione economica del nostro paese. Ok i feticci… e lo smartphone si sa, oggi è probabilmente il più inseguito. Un po’ di concretezza in più non guasterebbe. Ci sono molti aspetti della nostra vita che meriterebbero più attenzione e un maggior investimento economico.
Oggi invece, mi sembra si tenda a mettere tutto in secondo piano rispetto a questi ormai indispensabili strumenti di comunicazione.
Tra le osservazioni più frequenti che mi sono state fatte negli ultimi tempi c’è l’eccessivo uso dell’iPhone.
E’ vero, lo utilizzo parecchio anche se preferisco di gran lunga la vita reale ed il contatto diretto con le persone.
Grazie ad Apple per questi strumenti fantastici e utilissimi ma l’iPhon 6 può attendere.

Per salvare lo stato ha senso far fallire le aziende?

E’ una domanda che mi pongo da anni e con assoluta certezza rispondo NO! Senza le aziende non c’è lavoro e senza lavoro non c’è sostentamento per il popolo.
Senza lavoro c’è solo miseria.

Questa domanda ha molta più logica di quanto possa sembrare, perchè chi in Italia ha deciso negli ultimi anni, l’ha fatto con la consapevolezza che alcune aziende non avrebbero retto alle misure adottate ed avrebbero chiuso.
Liberiamoci dall’idea che la chiusura di migliaia di attività sia stato esclusivamente un’effetto imprevisto determinato dalla crisi, dal crollo dei consumi e dalla sfortuna.
La chiusura di migliaia di attività è un prezzo che la nostra politica ha scelto di pagare nell’intento di salvare così lo stato.
Chi ha deciso era consapevole delle conseguenze; nei fatti e anche a parole (che ho sentito con le mie orecchie).

Ha ancora senso per un’azienda mantenere la produzione in Italia?

Lo spunto per questa riflessione mi viene dato dall’annucio di chiusura dell’impianto Alcoa di Portovesme in Sardegna. Alcoa è un’azienda americana e a Portovesme sostiene di avere un costo di produzione dell’alluminio che non è più competitivo e quindi sostenibile.
Il problema quindi è sempre lo stesso, i costi di produzione che uniti alla burocrazia e a tutta quella serie di difficoltà che le imprese incontrano per produrre in Italia creano un mix assurdo che sta facendo scappare tutte le aziende.
E’ lecito chiedersi se esista anche una sola ragione che possa spingere un’azienda a mantenere la produzione in Italia. E’ legittimo inoltre chiedersi se le misure adottate dagli ultimi governi non abbiano contribuito a creare questa situazione negativa in cui migliaia di persone continuano a perdere il proprio posto di lavoro.
Ricordo che le misure prese dal governo Monti erano state definite dalla Cancelliera tedesca Merkel “impressionanti”. Il problema è che lo sono state davvero, a tutto vantaggio di altre aree produttive in Europa ma a tutto svantaggio del popolo italiano che continua a perdere opportunità di lavoro.
Oggi non servono più parole e buoni propositi per uscire da questa situazione devastante. Servono fatti concreti. Senza le aziende, senza le attività commerciali, senza i piccoli artigiani, senza le aziende agricole, non c’è lavoro per il popolo e non c’è altro se non un inesorabile declino che non potrà che avere conseguenze drammatiche per la nostra società.